L’organizzazione del viaggio verso la mecca del golf comincia presto: per essere sicuri di giocare, infatti, la prenotazione è possibile nella finestra di due settimane che viene aperta solitamente a fine agosto.
Ad agosto 2016, quindi, compiliamo i form che si trovano alla pagina https://www.standrews.com/play/how-to-book , indichiamo i percorsi ( è obbligatorio indicarne almeno due) dove vorremmo giocare ed attendiamo una risposta, che arriva verso ottobre 2016.
La partenza sull’old course è programmata per il 24 aprile 2017 e quindi prenotiamo i voli da Bergamo ad Edimburgo dal 21 al 26 aprile.
Abbiamo preferito Bergamo anziché la vicina Venezia in modo da sfruttare anche il giorno di partenza e di ritorno per giocare; da Venezia non ne avremmo avuto il tempo.
Nel frattempo prenotiamo anche gli altri campi, ad eccezione dell’ultimo giorno: il 21 aprile abbiamo il tee time al Lundin golf, il 22 aprile a Gleneagles sul PGA Centenary Course dove hanno giocato la Ryder Cup, il 23 a Carnoustie, il 24 appunto all’Old Course, il 25 al Castle Course (sempre facente parte dei campi di St. Andrews) ed il 26 siamo indecisi se giocare al Crail Golf, su uno degli altri campi di St. Andrews o al Fairmont, dove ci sono due percorsi.
Per quanto riguarda l’alloggio, su indicazione di amici comuni optiamo per lo Stravithie Castle (http://www.stravithiecastle.co.uk/), un vero e proprio castello che fa da B&B.
Arriviamo quindi al giorno della partenza, ore 10:30 circa da Bergamo.
Siamo in 4: io, Perussi, Zanussi e Jack.
I biglietti aerei, prenotati con netto anticipo, sono abbastanza economici: circa € 140 a testa: abbiamo l’accorgimento di prenotare il trasporto di solo due sacche da golf e di imbarcare solo due valigie.
In una sacca da viaggio ci stanno infatti due sacche medie ed il peso dei vestiti palline etc. lo distribuiamo tra bagagli a mano e le due valigie, portando via solo lo stretto necessario: in tal modo risparmiamo un bel po’ di soldi, dato che Ryanair non è proprio economica per le sacche da golf e per i bagagli.
Arriviamo ad Edimburgo dove, dopo aver ritirato sacche e bagagli, ci rechiamo subito al noleggio auto, dove avevamo prenotato all’AVIS una macchina tipo “ford c-max” o similari, al costo di circa € 250 per i 6 giorni di permanenza.
Subito ci propongono modelli più “grandi”, con maggiore spesa, ma rimaniamo decisi nella ford c-max: ci riescono tuttavia a convincere ad una estensione della garanzia per eventuali danni alla macchina di circa 160 sterline…prima ci avevano proposto solo di estendere la garanzia ad un prezzo maggiore ma che prevedeva l’assicurazione anche dei bagagli: solo dopo il nostro rifiuto hanno proposto la casco alla sola macchina.
Per non aver problemi decidiamo di farla e ci danno una Peugeot 3008 nuovissima e iperaccessoriata che ci porterà nei vari campi: ci avevano anche proposto il GPS ma contavamo sui nostri telefoni cellulari, salvo poi scoprire che la macchina aveva già il navigatore compreso!
Quindi state attenti perché l’impressione è quella che di fronte ad un prezzo basso per il noleggio della macchina ci vogliano guadagnare sugli accessori.
Partiamo quindi alla volta del primo campo: il Lundin Golf club: http://www.lundingolfclub.co.uk.
Link sul mare in una cittadina di poche anime.
Non c’è un vero e proprio driving range ma una rete per poter tirare qualche pallina di riscaldamento ed un putting green.
Arriviamo poco dopo le 14 e partiamo puntuali alle 15. Il campo è molto bello, mosso il giusto e con scorci davvero molto belli.
Il tempo è dalla nostra: poco vento e sole.
Come primo campo è davvero ottimo: difficile il giusto con buche interessanti e varie, ad un costo di 65 sterline.
Alla fine del giro ceniamo in club house e ci dirigiamo verso la nostra “casa” scozzese.
Abbiamo un po’ di difficoltà a trovarla, dato che non ci sono segnalazioni, ma alla fine arriviamo e devo dire che è davvero molto bella: un vero e proprio castello scozzese con il simpatico proprietario David che ha una moglie italianissima, Renata.
Quindi, anche per prenotare non ci sono problemi qualora si volesse comunicare in italiano.
Il castello è a circa 5 minuti di macchina da St. Andrews, costo 45 sterline a testa a notte: vale la pena solo qualora si abbia a disposizione la macchina, altrimenti è meglio visitare il sito http://www.stayinstandrews.com/ per cercare un B&B in città.
David ci racconta divertenti aneddoti sul golf: il primo è che sua madre, quando era anziana ma ancora appassionata golfista, si era fatta costruire un 9 buche nel parco di fronte casa, in modo da non aver problemi per giocare quando voleva ed alla velocità che voleva.
Poi ci ha raccontato che moltissimi anni fa, sempre sua madre vedeva in giardino una macchina, dalla quale era scesa una bellissima donna ed un giovane che, appena sceso dalla macchina, aveva preso un ferro per fare degli swing di prova.
La madre esce per capire cosa volessero quei due e la donna spiega che suo marito era appena diventato pro, erano in città per un torneo e cercavano un posto economico dove stare…nel mentre il marito continuava a fare swing di prova e l’anziana correva da lui per dirgli che lo swing che faceva era tutto sbagliato! Prendeva il suo ferro e gli spiegava come eseguire lo swing. Una signora anziana di circa un metro e 60 spiegava lo swing ad un giovane di 1 metro e 90 circa.
Fatto sta che l’anziana signora indirizza i due ad un vicino che aveva una roulotte che affittava.
Solo un paio di anni dopo si rendeva conto che il giovanotto a cui aveva dato lezioni di swing in giardino vinceva lo US Open…era Ernie Els!
Ancora, ci racconta che negli anni 70 un “certo” Lee Trevino aveva affittato i suoi 10 appartamenti per ospitare 60 suoi amici per sostenerlo all’open.
Insomma, si capisce che St. Andrews vive solo per il golf e che ci sarebbero un’infinità di aneddoti che chiunque, per strada, potrebbe raccontare.
Il secondo giorno si comincia a fare sul serio: Gleneagles (http://www.gleneagles.com/pursuits/golf/ ).
Abbiamo circa un’ora di strada per arrivare sul posto e quando arriviamo ci si presenta una struttura imponente: la club house è enorme ma pare piccola in confronto al prestigiosissimo Hotel…non voglio neppure sapere i prezzi ma, viste le macchine parcheggiate, credo che non sia per tutti!
Gleneagles ha tre percorsi: il PGA Century, che è quello della Ryder Cup del 2014 e che abbiamo giocato, il King’s Course, che a detta di molti è addirittura più bello ed il Queen’s course.
Il campo è davvero bello, abbiamo giocato dai bianchi (non dai blu, che erano di media 20 metri dietro e da dove hanno giocato la Ryder) e già il campo è lungo (non lunghissimo ma non per tutti!): buche varie, alcune con l’opzione rischio/ricompensa ed è godibilissimo.
È un parkland ma con il terreno da links, di sicuro il campo più simile ai nostrani che abbiamo giocato.
Il giorno dopo, ci aspetta un altro campo storico: il famigerato Championship Course di Carnoustie (https://www.carnoustiegolflinks.co.uk/course/championship-course/ ) sede di 8 open e campo utilizzato annualmente per l’Alfred Dunhill Links.
Abbiamo un tee time nel pomeriggio alle 15:00 e, quindi ci concediamo un giro mattutino a St. Andrews per passeggiare nell’old course (la domenica il campo è chiuso e si può tranquillamente passeggiare).
Ci presentiamo quindi sul percorso a Carnoustie. Prima particolarità è che il driving range, a circa 1 km dal tee, non ha le palline di pratica!
Bisogna tirare le proprie palle e poi riprenderle…la cosa mi ha dato abbastanza fastidio, sia perché ho bisogno di “calibrarmi” prima di giocare, sia perché cominciava ad esserci un vento davvero forte, per cui provare un po’ i ferri e le distanze era abbastanza fondamentale.
Ad ogni modo il campo è certamente molto bello, ma forse è quello che mi è piaciuto di meno: bunker piccolissimi ma altissimi (vedi foto) e complice il fatto che con il vento il mio swing va a farsi benedire non me lo sono goduto più di tanto.
Il 24 aprile è il gran giorno: l’Old Course.
Anche qui il Driving range è distante ma è davvero fornitissimo sia di tecnologie quali trackman etc. sia di…palline!
Purtroppo condizioni peggiori penso sia difficile trovarle: vento fortissimo e gelido da nord e pioggia/grandine già sul tee della 1.
Effettuiamo la registrazione dallo starter, che per la verità ci chiede gli handicap ma non i certificati che pure sembrano essere obbligatori. Ci dà qualche dritta (ci sono 1200 bunker nel percorso, l’80% è sulla destra!) e conosciamo i nostri caddies (per l’occasione me lo sono concesso).
Sul tee della 1 l’emozione è forte: a sinistra non ci sono problemi, quindi drive contro il vento in quella direzione palla in fairway, forse il più largo del mondo!
Le prime 9 buche (più o meno) sono tutte controvento e la difficoltà di gioco per me è maggiore, anche se i caddie dicono che sono più difficili le buche a favore di vento: giochiamo le buche controvento dai gialli, mentre quelle a favore dai bianchi, come consigliatoci dai caddie.
Il campo è come me lo aspettavo: mosso, con bunker difficili, green enormi…sarà il fascino dell’old course ma a me è piaciuto davvero tanto.
Emozionanti anche il tee shot della 17 sopra l’albergo: per fortuna il tee shot va abbastanza dritto (un pelo a sinistra) e grazie al vento mi trovo con un pitch a correre dal rough! Mi sembra di colpirla bene ma la palla corre, corre corre…e provo anche l’emozione di giocare dalla strada!
Put ben sollevato per non rovinarlo e palla in green.
Alla 18 il tee shot è spettacolare: mi tengo a sinistra per evitare l’out di destra e sono ad altezza green, ad una ventina di metri. Naturalmente si putta! Lì si putta dappertutto.
Solo un par ma è un bel modo di salutare l’old course, con la promessa di tornare al più presto.
Il tempo è davvero pessimo e rinunciamo all’idea di fare un altro campo e ce ne torniamo al nostro castello.
Il giorno successivo ci aspetta il secondo campo prenotato assieme all’old course: il Castle Course.
Sito a circa 5 km dall’old course (gli altri campi sono tutti uno vicino all’altro) è paesaggisticamente il campo più bello. Molto mosso, fairways che si incastrano in un terreno molto mosso e con paesaggi mozzafiato. Green da mal di testa da quanto sono ondulati.
Bellissimo, con la 17, par 3 dove si passa sopra il mare senza scampo: 160 metri da fare volando la scogliera. Con vento forte contro, ho giocato legno 3!
Finito il giro, panino in club house e mi sale la voglia di giocare ancora: sono le 15:00 e c’è luce almeno fino alle 21.
Di corsa ai link di st. Andrews dove in solitaria, accompagnato dal Perussi, gioco il New Course, suggeritomi dal caddie e giocato dalla maggior parte dei residenti.
Il campo è ampio, molto aspro e con pochi ostacoli che entrano in gioco. Bello, facile, ma non vale i 75 pound del fee, a mio avviso.
La prossima volta proverò il Jubilee, con il tee della 1 a fianco del tee del New Course.
Ultimo giorno, 26 aprile, ci presentiamo al Fairmont, complesso di due campi vicino al Castle course (quindi a 5 km più o meno da St. Andrews).
Giochiamo sul Torrance, posto che sul Kittoks c’era una gara con partenza shot gun.
Campo ampio, a volte lungo ma con alcune buche più corte dove è possibile tirare al green sui par 4. Anche alcuni par 5 sono raggiungibili in due colpi.
Campo non a ridosso del mare, ma con un bel disegno ed è un mix tra un links ed un parkland.
Giochiamo con i golf board: 30£ spese benissimo! Ci divertiamo e una volta finito ci dirigiamo verso l’aeroporto dove, consegnata la macchina ci aspetta il volo delle 19:45.
Alle 23.15 siamo in Italia.
Come negozi di golf ho trovato fornitissimo Auchterlonies, nella strada accanto all’Old Course.
Mitico il pub di fronte, Dunvengan, dove ci sono centinaia di foto e memorabilia del golf e dove si mangia anche bene.
Abbiamo mangiato un buon fish & chips da Cromars, in centro (il centro è piccolissimo, lo trovate chiedendo).
Per il resto, ci sono decine e decine di campi anche a prezzi molto contenuti, basta girare un po’ e si trovano anche lungo le strade.
Abbiamo visitato – ma non giocato – anche Kingsbarn: 200 pounds di fee sono davvero eccessivi.
Che dire: St. Andrews è un viaggio che tutti i golfisti dovrebbero fare.
Tutto sommato, la spesa può essere contenuta – dipende dai campi in cui si vuole giocare – e, a mio avviso, anche 3-4 giorni sono sufficienti.
Credo che anche andando sul tee di partenza dell’Old Course, con un po’ di fortuna, si riesca a giocare: c’erano infatti molti tee time con due soli giocatori; in alternativa bisogna tentare il ballottaggio con due giorni di anticipo.
Alla fine, giocare lì è meno difficile di quanto si creda e, organizzandosi, come detto si riesce a spendere una cifra contenuta.
Alla prossima, St. Andrews!